I portieri e la Lazio: un ruolo per uomini soli
Sarebbe fin troppo facile parlare dei portieri storici ed a volte eroici della s.s. Lazio. Ma senza scomodare Uber Gradella, l’inventore dell’uscita con i piedi sull’attaccante avversario, Ezio Sclavi, il portiere pittore, due che abbandonarono il calcio per non vestire altre maglie se non il biancoazzurro. ne dimenticando Felice Pulici, o Bob Lovati, ovvero LA LAZIO, voglio parlare di due, chiamiamoli così comprimari.
Negli anni del post scudetto 74, la squadra, leggendaria, fu in parte smantellata. Dopo la malattia di Maestrelli, e ahimè, la morte, la disgrazia di luciano Re Cecconi, se disgrazia fu, la Lazio venne affidata nel 77 a Luis Vinicio, detto o’lion. Era una squadra giovane, con Giordano, Manfredonia che venivano dalla primavera, Vincenzo d’Amico aveva 24 anni.
Il portiere dello scudetto fu ceduto all’Ascoli, al suo posto venne ingaggiato CLAUDIO GARELLA. Noi ragazzi, eravamo legati all’eleganza di Felice, vedere quest’omone in porta ci creava perplessità. Così iniziammo il campionato.
Di certo non aiutammo Garella, lui ci mise del suo, ricordo un Lazio Foggia che finì 1 a 1 con una sua semi papera, e da li iniziò la leggenda di Garella Paperella, lo trattammo malissimo, memori forse di un passato che, forse non ci apparteneva più. Garella era sgraziato, poco elegante, ma a me era simpatico, forse per il mio spirito donchisciottesco.
Lo cedemmo, se non ricordo male, alla samp, lo trovai anni dopo nell’Hellas Verona insieme ad esuli dei grandi club, come Pierino Fanna, Elkjaer. Briegel, Tricella, Favero, guidati da un allenatore che a me ricordava molto il Maestro: Osvaldo Bagnoli. Quell’estate litigai con tutti dicendo che il Verona avrebbe vinto il tricolore, se avessi scommesso avrei vinto, ma avevo 14 anni, non si poteva.
non contento il nostro Claudione, Garella per intenderci, andò al Napoli, e vinse un altro scudetto, Gianni Agnelli disse che era il più forte portiere senza mani che aveva mai visto. IN una partita contro la Roma, all’olimpico fu eroico, Pruzzo quasi piangeva.
Un ragazzo che fu buttato nella mischia da Delio Rossi, fu Fernando Muslera, contro il Milan prese 5 gol, probabilmente non tutti per sua colpa, tutti pensavamo si fosse bruciato, che non avrebbe mai più giocato ad alti livelli. La serietà ed il lavoro paga, a fine stagione rientrò e con la fiorentina fece un partitone, non uscì più. L’anno dopo ci portò la coppa Italia, parando un rigore anche a Cassano se non ricordo male.
Lo cedemmo a Galatasaray, difese la porta dell’Uruguay ai mondiali 2010, vinse la coppa sudamericana nel 2011, cinque campionati turchi, 4 coppe di di turchia. Non male per uno che avremmo ucciso dopo i 5 gol del Milan.
Un ripasso sui portieri della s.s. Lazio serviva, per un semplice motivo: chiunque verrà, fosse Donnarumma, Buffon, Carnesecchi, Vicario, o Pincopallo, non crocifiggiamolo. Il portiere è solo, c’è un libro bellissimo: la solitudine dei numeri primi. Ecco il portiere è così, amiamolo e critichiamolo poi, forse potremmo avere un campione.